sabato 6 agosto 2011

Andiamo verso una nuova crisi economica? Il parere di Pascal Salin

La maggior parte delle crisi dell'era moderna (se non tutte), sono state provocate da perturbazioni di natura monetaria e da quella che potrebbe essere definita l'illusione del credito di origine monetaria. Infatti in molti Paesi come gli Usa il tasso di risparmio è molto basso, soprattutto a causa di politiche fiscali mal concepite. Quindi, invece di finanziare investimenti necessari alla crescita, le autorità monetarie danno il via a politiche monetarie espansive, il che significa anche una massiccia disponibilità del credito a tassi d'interesse molto bassi. E’ ciò che è successo all'inizio del XXI secolo. Così facendo, le autorità monetarie lasciano credere alla collettività che la quota di risparmi sia più abbondante di quanto non lo sia nella realtà. Grazie ai bassi tassi di interesse, gli investitori sono spinti a effettuare investimenti che non sarebbero convenienti con tassi d'interesse più realistici e ad assumersi fin troppi rischi. La conseguenza principale è la creazione di distorsioni nella struttura produttiva e in quella dei prezzi. La crisi si presenta poi quando lo squilibrio così introdotto nel sistema economico diventa non più sostenibile. La crisi risulta quindi essere una conseguenza di politiche economiche e monetarie sbagliate, mentre sarebbe necessario permettere ai mercati di compiere gli aggiustamenti necessari nella struttura dei prezzi e in quelle produttive.

Purtroppo la recente crisi è stata data una interpretazione errata, dato che si è da più parti affermato che la causa fosse da ricercare nell'instabilità dei mercati e che fosse quindi necessario l'intervento dei governi al fine di ridurre i disequilibri. Con il pretesto di favorire la ripresa economica, la maggior parte dei governi ha deciso di perseguire la strada dell'allargamento del debito pubblico e le autorità monetarie hanno dato il via a dannose politiche monetarie espansive, impedendo di fatto il ritorno a tassi d'interesse e strutture produttive più in linea con la realtà. Questo è il vero rischio del 2011.

A causa quindi di queste politiche mal concepite, esiste un'alta probabilità che molti Paesi non riescano a conseguire una vera ripresa e che al contrario ci aspetti un lungo periodo di stagnazione. Spesso si sente addirittura affermare che esiste il rischio di una nuova recessione, se la crisi dei debiti nazionali dovesse obbligare i governi a diminuire la loro spesa pubblica.

Dobbiamo abbandonare l'idea che la spesa pubblica sia una via per la prosperità economica: al contrario, il vero rischio del 2011 è la prosecuzione delle stesse politiche del passato.
Ci si potrebbe quindi chiedere se il ciclo congiunturale del recente passato (con la crisi del 2007-2009) si ripeterà ancora. Potrebbe accadere, anche se il periodo di politica monetaria espansiva non è stato abbastanza lungo da causare conseguenze simili. Nel frattempo, gli investitori e i privati stanno cercando di ridurre il proprio indebitamento e potrebbero quindi non aggiungerne di nuovo.

Difficile prevedere il futuro, ma se dovessi azzardare un'ipotesi direi che il vero rischio del 2011 e del 2012 è rappresentato più da una stagnazione (bassa crescita e alta disoccupazione) che da una nuova crisi profonda.

Fonte http://www.ilsussidiario.net/

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